2,5 quintilioni (un numero con 18 zeri) solo nel 2015; stiamo generando più informazioni che nell’intera storia dell’umanità.
Oggi le persone e le organizzazioni producono dati in continuazione, col cellulare, obliterando il titolo di viaggio sulla metro, pagando la spesa al supermercato, registrando un ingresso in magazzino, accendendo la tv o la luce negli ambienti con domotica, etc. Forse anche facendo sesso, se il preservativo lo si è acquistato con carta di credito (o debito).
Questo data lake poi viene utilizzato da altre persone e aziende per orientare persone e processi con buona certezza. E il valore economico dei dati aumenta, perché averli, saperli raccogliere e interpretare farà la differenza.
Ha ragione quindi chi sostiene che i dati sono una fonte di ricchezza potenzialmente infinita, ‘il nuovo petrolio’ come qualcuno li ha soprannominati.
Cognitive Computing, Machine Learning, Data insight etc solo quindi buzzwords, parole d’ordine.
In sintesi: la Data Driven Innovation.
C’è chi parla perfino di ‘mercato nero dei dati dove una identità digitale completa varrebbe 5 dollari. Usiamo il condizionale perché non frequentiamo il Darknet, ma pare che lì si possa comprare di tutto per pochi spiccioli: da un CVV di una carta di credito a una Glock, pagando magari in bitcoin. Bisognerebbe dunque pure preoccuparsi seriamente della protezione dei nostri dati, in tema di privacy e di libertà.
Il Grande Fratello sarà – è?- chi gestisce il data lake del pianeta.
Analisi dei gusti, dei comportamenti, delle informazioni riservate: chi ha l’accesso a questi input può sapere tutto dei clienti, dei dipendenti, della forza commerciale, dei suoi magazzini, del transito sugli scaffali, delle scorte e degli sprechi, dei vicini di casa…minuto per minuto.
Scegliere il partner per la Business Intelligence per una organizzazione non è più solo una scelta di funzionalità di software e soluzioni, ma anche di protezione dei propri interessi e degli stakeholder in essi coinvolti.